

AVV. LUCA DE MIZIO
I prelievi fatti da un familiare prima della morte del titolare del conto sono considerati donazioni?
Come posso, in qualità di erede, scoprire chi ha prelevato i soldi e quando?
Quali azioni legali posso intraprendere per recuperare le somme che mi spettano?
Scoprire che il conto corrente di un proprio caro è stato prosciugato poco prima della sua scomparsa è un’esperienza dolorosa e frustrante.
Molti eredi si sentono impotenti, convinti che quelle somme siano ormai perdute per sempre. Questa guida spiega come la legge offra in realtà potenti strumenti per analizzare queste operazioni, qualificarle correttamente (spesso come donazioni nulle o da computare nell’eredità) e agire per recuperare quanto sottratto, ristabilendo i propri diritti ereditari.
Un esempio pratico: la storia di Sofia e Luca
Immaginiamo la situazione di due fratelli, Sofia e Luca. La loro anziana madre, Maria, negli ultimi anni di vita aveva delegato Luca alla gestione del suo conto corrente, fidandosi ciecamente di lui. Dopo la morte di Maria, Sofia, esaminando la documentazione per la successione, si accorge con sgomento che negli ultimi due anni il conto della madre è stato quasi completamente svuotato. Decine di migliaia di euro sono stati prelevati o trasferiti da Luca sul proprio conto personale.
Luca si giustifica parlando di “spese per la mamma” e di “regali che lei voleva fargli”. Sofia, però, sospetta che il fratello abbia approfittato della situazione per impossessarsi di una parte consistente del patrimonio, alterando di fatto le quote ereditarie a suo vantaggio. Cosa può fare Sofia? Si tratta di una situazione senza via d’uscita o la legge la tutela?
I prelievi dal conto del defunto sono semplici “regali” o qualcosa di più?
Questa è la domanda fondamentale da cui partire. La risposta non è quasi mai così semplice come potrebbe sembrare. Un prelievo o un bonifico dal conto del de cuius (la persona defunta) a favore di un futuro erede può configurare diverse situazioni giuridiche, ognuna con conseguenze molto diverse.
Spese per il defunto: Se chi ha prelevato le somme può dimostrare che sono state utilizzate per pagare spese mediche, di assistenza, di mantenimento o altre necessità del defunto, l’operazione è generalmente lecita. Tuttavia, l’onere di provare la destinazione di tali fondi ricade su chi ha effettuato i prelievi.
Donazione indiretta: Si verifica quando una persona, per spirito di liberalità, arricchisce un’altra persona utilizzando un negozio giuridico diverso dalla donazione tipica (ad esempio, pagando un debito del beneficiario o acquistando un immobile a suo nome).
Donazione diretta: Un trasferimento di denaro o di titoli effettuato tramite un ordine di bonifico, se animato da puro spirito di liberalità, è stato qualificato dalla giurisprudenza come una donazione diretta. Questo è un punto cruciale: la legge, per le donazioni di non modico valore, richiede una forma ben precisa, ovvero l’atto pubblico notarile con la presenza di due testimoni. Se questa forma non è stata rispettata, la donazione è nulla. Ciò significa che l’erede che ha ricevuto il denaro è legalmente obbligato a restituirlo alla massa ereditaria.
Donazione di modico valore: L’obbligo dell’atto pubblico non sussiste per le donazioni di “modico valore”. Tuttavia, la modicità non è un concetto assoluto, ma va valutata in rapporto alle condizioni economiche del donante al momento della donazione. Un regalo di 10.000 euro potrebbe essere considerato modico per un milionario, ma non per un pensionato con un patrimonio limitato.
Capire in quale di queste categorie rientrano i prelievi è un’analisi complessa che richiede competenza legale.
Un’errata qualificazione può portare a scegliere un’azione legale inefficace.
Come posso verificare i movimenti sul conto e ottenere le prove necessarie?
In qualità di erede (o anche solo di “chiamato all’eredità”, ovvero prima dell’accettazione), hai il diritto di ottenere dalla banca tutta la documentazione relativa ai rapporti intestati al defunto. Puoi richiedere gli estratti conto, la lista dei movimenti e copia degli ordini di bonifico o degli assegni per un periodo che copre gli ultimi dieci anni. La banca è obbligata per legge a fornirti questa documentazione.
Questi documenti sono la base probatoria fondamentale per ricostruire il flusso di denaro e individuare le operazioni sospette da contestare.
I soldi prelevati prima della morte rientrano nell’eredità?
Tecnicamente, i beni e le somme che non sono nel patrimonio del defunto al momento esatto della sua morte non fanno parte del relictum (l’asse ereditario in senso stretto). Tuttavia, la legge prevede dei meccanismi per far sì che tali somme vengano considerate ai fini del calcolo delle quote spettanti a ciascun erede.
Il principale strumento è la collazione. Secondo l’articolo 737 del Codice Civile, i figli e il coniuge del defunto che accettano l’eredità devono “conferire” ai coeredi tutto ciò che hanno ricevuto dal defunto per donazione, direttamente o indirettamente, salvo che il defunto non li abbia espressamente dispensati. In pratica, le donazioni ricevute in vita vengono considerate un anticipo sull’eredità. Se un erede ha ricevuto donazioni e un altro no, la collazione serve a ristabilire la parità di trattamento.
Quali sono le azioni legali concrete per recuperare le somme?
Una volta raccolte le prove e qualificata la natura dei prelievi, esistono diverse azioni legali. La scelta dipende dalla situazione specifica e dagli obiettivi.
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- Azione di nullità della donazione: Se i trasferimenti di denaro sono qualificabili come donazioni dirette e sono stati effettuati senza atto pubblico, si può chiedere al giudice di dichiararne la nullità, con conseguente obbligo di restituzione delle somme all’eredità.
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- Azione di riduzione: Se le donazioni (anche se valide) hanno leso la “quota di legittima”, cioè quella parte di eredità che la legge riserva obbligatoriamente a determinati eredi (i “legittimari”, come figli e coniuge), questi possono agire in giudizio per “ridurre” tali donazioni fino a reintegrare la propria quota. È importante notare che, quando agisce per la tutela della sua quota di legittima, l’erede è considerato un “terzo” rispetto agli atti del defunto, e ciò gli consente di utilizzare qualsiasi mezzo di prova (incluse presunzioni e testimoni) per dimostrare, ad esempio, che una vendita nascondeva in realtà una donazione (simulazione).
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- Azione di rendiconto e restituzione: Se chi ha prelevato le somme agiva in base a una delega o procura (mandato), gli altri eredi possono chiedergli di rendere conto del suo operato e di restituire le somme prelevate senza giustificazione.
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- Attenzione a non confondere le azioni: È fondamentale non confondere queste azioni con la petizione di eredità. Quest’ultima serve a recuperare beni che erano ancora nel patrimonio del defunto al momento della morte e che sono posseduti da altri. Non è l’azione corretta per recuperare somme uscite dal patrimonio del de cuius quando era ancora in vita. Un errore nella scelta dell’azione può essere fatale per l’esito della causa.
E se il conto era cointestato?
La cointestazione di un conto corrente non attribuisce automaticamente la metà delle somme al cointestatario superstite. La legge presume che le quote siano uguali, ma si tratta di una presunzione che può essere superata. Se si riesce a dimostrare che il denaro presente sul conto proveniva esclusivamente dal patrimonio del defunto, l’intera somma (o la parte eccedente la quota del cointestatario) può essere considerata una donazione indiretta e, come tale, soggetta a collazione e riduzione.
Quanto tempo ho per agire?
Il tempo è un fattore determinante. Le azioni legali sono soggette a termini di prescrizione, generalmente di 10 anni, che decorrono da momenti diversi a seconda dell’azione (ad esempio, per l’azione di riduzione, il termine decorre dall’apertura della successione). Agire tempestivamente è essenziale per non perdere i propri diritti.
Conclusione
Come hai visto, la scoperta di un conto svuotato non è la fine della storia. La legge fornisce agli eredi strumenti efficaci per fare chiarezza e recuperare ciò che spetta loro di diritto. Tuttavia, il percorso è denso di tecnicismi giuridici: la differenza tra donazione diretta e indiretta, la nullità per vizi di forma, la scelta tra azione di riduzione e di restituzione, la prova della lesione della legittima.



